Vorrei segnalare quest'interessante post di Luca Sofri sul suo celeberrimo blog. Pone l'occhio da un punto di vista "interno" all'ambito dei giornalisti e trovo questo sguardo di estremo interesse perché non è stato quasi mai ribadito in maniera esplicita:

Il modulo Gasparri

L’alleanza tra Maurizio Gasparri e i media italiani delle ultime 24 ore è stata un ennesimo e plateale esempio di un meccanismo di autoconservazione del disastro italiano e dei suoi principali responsabili, la politica e l’informazione. Una stampa che avesse una propria autonomia e indipendenza sulla gerarchia delle notizie, o una stampa che avesse caro quanto sostiene un cambiamento di modalità nell’andamento della politica italiana, non prenderebbe sul serio il comunicato delirante di un esponente politico privo di ruoli di governo e che deve la sua visibilità soltanto a un lungo curriculum di sparate da tabloid.

Ricapitoliamo: Gasparri non è nessuno, non è un ministro, non ha poteri di nessun tipo rispetto alla sua proposta, e dice una cosa che non viene raccolta concretamente da nessun esponente politico e anzi criticata o snobbata da tutti. Gasparri che dice che bisogna arrestare gli studenti è come Moira Orfei che dice che si deve salvare il circo. E nelle redazioni lo sanno: sta dentro a un deterioramento della politica fatto di dichiarazioni a chi la spara più grossa che rimpiazzano la politica, e sta dentro a un innalzamento del livello dello scontro che serve solo a far sopravvivere i protagonisti dello scontro.

Un’informazione degna di questo nome, all’arrivo del comunicato di Gasparri, sarebbe quindi attraversata da due pensieri. Uno che dice “cazzata” e torna a fare il suo mestiere su cose più importanti. Un altro che dice “gli reggo il gioco? continuo a essere complice di questo meccanismo e della sopravvivenza di questo regime? No, ci dev’essere altro da raccontare”. Sia di etica giornalistica, o sia di visione politica, la conclusione è “non lo pubblico”.

Invece nella prevalenza dei media prevalgono altri due pensieri: uno è “wow, vai col titolone, l’orco Gasparri vuole arrestare gli studenti” (etica giornalistica). L’altro è “vergogna, noi li fermeremo mobilitando i nostri lettori, e stavolta l’hanno fatta grossa, e con questo perdono le elezioni” (visione politica). Il risultato è che schiere di direttori, giornalisti, commentatori che fingono (o credono davvero?) di fare argine a prepotenze e berlusconismo ne sono quotidianamente servi e alleati: o qualcuno pensa che Gasparri salti sulla sedia a leggere gli editoriali che lo criticano? C’è una deliberata, cieca e scellerata complicità nella conservazione di questa maggioranza e di questa pessima politica da parte di quei giornali che fingono di combatterla e da anni non guadagnano a questa causa un elettore in più, un consenso in più, un argomento in più. Nel loro campo sono lontani dal mostrare un’alternativa tanto quanto lo sono i partiti di opposizione, e preferiscono lisciare il pelo ai loro lettori con demagogie e terrorismo: le ultime copie le vendono così.

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